lunedì 17 maggio 2010

In fine...

Dopo molte riflessioni e altrettanti tentativi, viene proposta una collezione conclusiva di sei capi maschili selezionati tra le varie sperimentazioni compositive svolte.

Il progetto si propone per quello che è: una ricerca; nella sua autentica semplicità, con pregi e difetti, punti forti e mancanze, affermazioni e domande.

La sartorialità è stata indagata con metodi diretti attraverso percorsi inconsueti, i capi sono stati analizzati in modo fisico e intimo, per conoscerli attraverso nuove frammentarie prospettive.

Niente di nuovo, solo un diverso approccio verso quanto già esiste, un’operazione che propone “quantità di materia uguale prima e dopo l’operazione” (Lavoisier), che offre qualcosa di nuovo senza creare niente.

Tutto si trasforma

La tesi proposta è di natura sperimentale. Ponendo che la creatività non consiste nella capacità di dare risposte, ma nell’ardire di porsi sempre nuove domande, ecco la presentazione di un percorso basato su costanti interrogativi[1].

Ciò che accompagna e convalida la ricerca è il rischio d’insuccesso, di cercare e non trovare, di imboccare strade sbagliate che conducono al risultato.

Vengono presentati capi fisicamente indagati nella forma e nei contenuti, per renderli materia di sperimentazione. Una ricerca che individua gli elementi identificativi di ogni modello; li separa, riunisce, mescola e riapplica per studiare le eventuali conseguenze.

Ecco che giacche camicie e capispalla sono stati smontati, scuciti, spogliati e rimontati.

Dietro a questa ricerca, che propone una visione vagamente scientifica nel metodo di indagine, si mantiene un forte contatto con lo spirito sartoriale dei modelli scelti: l’idea di costruzione, l’importanza dei materiali, la selezione di modelli tradizionali dal forte contenuto simbolico.

L’osservazione in campo sociologico, di quelli che sono i riti, le abitudini e i gesti che accompagnano i diversi elementi dei capi, sono stati fondamentali per comprenderne il valore.

All’indagine si accostano le scoperte: la ritualità che accompagna e completa gli abiti, il concetto di ripetizione infinita come ricerca di perfezione, l’idea di moda organica-scientifica, la sartorialità e la tradizione, l’arte di osare.

-empirico- “agg. Che si basa sull’esperienza. Che è fondato solo sulla pratica e non su criteri scientifici. (…) Chi opera e si basa solo su metodologie pratiche. (…) empirismo, indirizzo filosofico secondo il quale tutti i dati della conoscenza derivano dall’esperienza[2].”

Sulla traccia del metodo scientifico la ricerca si è astenuta dall’inquinare i modelli scelti con personali tocchi di stile, seppur nel tentativo di modificare i capi per ottenere, alla fine, qualcosa di diverso dall’elemento di partenza.

Lo spunto creativo non nasce da mood di ispirazione o da ricerche di stile, ma dalla diretta interazione con gli abiti scelti, in una analisi elementare di quelli che sono gli elementi che li compongono della funzione che hanno e della loro complessità d’insieme.

giovedì 25 marzo 2010

domenica 21 marzo 2010

sabato 13 febbraio 2010

dal principio

“Si può porre per principio che in ogni operazione si abbia una quantità di materia uguale prima e dopo l’operazione; che la qualità e la quantità dei principi è la stessa e che non vi sono se non alcuni cambiamenti e alcune modificazioni. Su questo principio è fondata tutta l’arte di fare esperienze in chimica: in tutto siamo obbligati a supporre una vera uguaglianza, o equazione, tra i principi del corpo che si esamina e quelli che si traggono dall’analisi.”

“Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”.

(Antonie Laurent Lavoisier, 1743-1794 Parigi)

giovedì 28 gennaio 2010

domenica 24 gennaio 2010